PNRR I soldi ci sono ma alle amministrazioni serve supporto per spenderli bene
Tre sono le precondizioni essenziali per un Mezzogiorno in grado di agganciare le opportunità del Pnrr.
Primo: i soldi. Disporre di una dotazione sufficiente di risorse per le infrastrutture di connessione, a cominciare da quelle energetiche e di trasporto. Secondo: uno sveltimento robusto delle procedure di autorizzazione nuovi impianti e opere.
Il terzo, ma certo non ultimo, lo ha ben evidenziato l'amministratore delegato di Enel Francesco Starace, chiamato da Claudio De Vincenti e Marco Zigon, rispettivamente presidenti dell’Associazione Merita e della Matching Energies Foundation, a discutere del ruolo del Sud nel quadro della nuova sicurezza energetica. Starace guida dal 2014 il colosso delle partecipate dello Stato, che ha alle sue dipendenze circa settantamila dipendenti dislocati in trenta Paesi. Ha ricordato che Italia ed Europa hanno imboccato la strada dell'autonomia energetica prima che scoppiasse la crisi Ucraina. Infatti, il New Green Deal altro non è che una formidabile spinta a investire sulle fonti rinnovabili come leva per contenere il cambiamento climatico e scongiurare un ulteriore balzo in avanti sul crinale dannoso dell’inquinamento da fossili. Ma si è anche lungamente trattenuto a spiegare che lo sveltimento burocratico non basta, perché è un processo per cui non basta una revisione clel sistema di permessi e autorizzazioni ottenuta ope legis. Se quindi va salutata soddisfazione la decisione assunta dal Governo di nominare, all'interno del pacchetto Energia da esaminare in seno al Consiglio dei ministri, un super commissario alle rinnovabili. Risultano almeno una trentina di impianti bloccati da valutazioni paesaggistiche negative del ministero della Cultura di Dario Franceschini per 6 gigawatt di potenza. “Tutto può essere ulteriormente semplificato — afferma Starace nel corso del suo apprezzato intervento - ma il vero problema sta nella massa dei permessi concentrati in strutture amministrative non rese adeguatamente per gestire questa mole di lavoro”. Quindi anche semplificando in misura estrema (e inedita) le norme, resta il problema di mettere al lavoro più persone, oltre che più risorse e mezzi, per processare i tracciati di permitting che consentono di realizzare i progetti.
Emerge da questa lettura il vero nodo che impedisce da decenni alle amministrazioni meridionali di cogliere le opportunità dei Fondi europei, una responsabilità che viene spesso imputata alle classi dirigenti del Sud ritenute, anche in presenza di finanziamenti disponibili, “incapaci di spendere”.
“Penso — aggiunge l'ad di Enel - che sarebbe molto più semplice creare delle task force regione per regione per dare una mano alle amministrazioni pubbliche del meridione d'Italia per finalmente venire a capo di questo incredibile problema”, Insomma, ci sono i soldi e ci sono anche i progetti. Si tratta al dunque. di iniettare i soldi nei progetti. Ma per fare ciò servono forze di lavoro all'altezza delle sfide.
Ed è per questo che Enel si è impegnata - ecco una notizia - in un poderoso programma di formazione di non mendo di cinquemila e cinquecento persone che è partito alla fine dell’anno scorso. Sono circa millenovecento le persone che ad oggi impegnate nella formazione che li farà diventare “agenti propulsori di sviluppo”. Modello che andrebbe applicato anche a supporto delle fragili strutture amministrative di migliaia di municipi e uffici regionali che, nel Mezzogiorno, sono puntualmente in situazione critica nella spesa dei fondi europei.
*fondatore ente bilaterale Enbiform