Jannotti Pecci riparte da Sud e coesione?
Bene, ma prima si rivedano certe condotte
Il neopresidente non dovrà cedere alla tentazione di mortifi care il dibattito anche quando non risulta comodo
cominciando dal pretendere che gli articoli non graditi siano in ogni caso presenti in rassegna stampa dell’Unione.
Raffaele Tovino*
Coesione e Sud. Sono le due keywords che l’Unione degli industriali di Napoli ha scelto per dare un titolo al dibattito dell’Assemblea dell’associazione che si è tenuta ieri. Non sono parole a caso ma indicative di un percorso che il presidente neoeletto, Costanzo Jannotti Pecci, intende perseguire. Sud come richiamo alle potenzialità di un territorio baricentrico dei mercati e degli scambi del futuro. E fin qui ci siamo. Ma il termine coesione,l’altro asse cartesiano, propone un orientamento che, a dire il vero, non appare coerente con alcune vicende recenti dell’associazione, segnate al contrario da rotture e addii. Come da mesi ben racconta (ma non è il solo giornale a farlo) “il Riformista”. Le parole sono importanti quando si assume il compito di guidare una aggregazione di uomini. Se la presidenza di Jannotti Pecci ha scelto queste come sue insegne vessillifere, allora dovrà sotto ogni aspetto tener fede ad essa, facendo seguite ai buoni propositi e ai migliori intendimenti, comportamenti e dati di fatto. Ci viene in soccorso l’etimologia. Coesione viene da cohaerere, ossia lo “stare unito insieme”. Ancora più esplicita è la sua coniugazione se si pensa alla fi sica, che defi nisce la coesione come “proprietà dei corpi di resistere a una rottura”.
È noto che l’associazione datoriale di Napoli è stata investita durante l’ultimo anno da una sequela di controversie e divergenze, in cui la guida Manfellotto, presidente uscente, ha faticato a mantenere distacco e terzietà. Non serve fare il conto degli imprenditori che sono stati fatti segno di “indisciplina” e sanzionati, a cui si uniscono coloro (e sono i più) che hanno preferito allontanarsi dall’Unione senza fare troppo rumore. Il numero è nel complesso lungo e include protagonisti del mondo industriale ed economico partenopeo. Basti citare i past president di Unindustria Ambrogio Prezioso, Paolo Graziano, Gianni Lettieri. Oltre a tutti gli altri, è doveroso citare il blocco di esponenti di primo piano della filiera Alimentare, che hanno rassegnato le dimissioni dall’Unione Industriali Napoli proprio alla vigilia dell’Assemblea annuale: Giovanni Sannino (Sagifi ) - Nicola Arnone (Acqua Lete); Giuseppe Esposito (Ep); Pierluigi Acquaviva (Dolciaria Acquaviva); Antonello Sorrentino (SORI’); Salvatore Esposito (TICE). Parliamo di una quota non irrilevante di fatturato e occupazione del mercato food e beverage. Il nuovo presidente ha quindi dinanzi a sé varie sfi de compiti a cui tenere fede. Ma ha soprattutto una responsabilità. Quella di recuperare, appunto, “coesione all’interno” riaprendo una stagione di dialogo con coloro che a oggi si sono collocati fuori dall’associazione che ciascuno per il proprio settore, rappresentando pagine non irrilevanti della storia recente dell’Unione.
Per farlo deve essere sufficientemente credibile e autorevole. Non gli manca l’esperienza, perché è da tempo nei ranghi di Confindustria con incarichi anche nazionali. Tanto più guadagnerà in credibilità se saprà ridurre i motivi che hanno indotto tanti colleghi a sbattere la porta dell’associazione. Se sarà capace di smarcarsi da condotte che sono difficili da tollerare da parte di chi ha messo in archivio anni di lavoro associativo pur di non soggiacere a qualche diktat di vago sapore “putiniano”. Non dovrà cedere alla tentazione di mortifi care il dibattito anche quando non risulta comodo e non è addomesticabile.
Cominciando, per esempio, dal pretendere che gli articoli non graditi (non solo, ma soprattutto quelli di questa testata che fu la prima a denunciare la censura dell’Unione Industriali di Napoli) siano in ogni caso presenti nella rassegna stampa dell’Unione industriali. Se non vogliamo dimostrare al resto d’Italia che il Kgb ha fatto scuola (o il Minculpop ha fatto breccia) proprio a Napoli. A Palazzo Partanna. Dove ha sede il network che rappresenta la liberal - democrazia economica di casa nostra.
*Direttore generaledell’Associazione Anap