Lavoro, dignità, giustizia: perché invito a votare SÌ
Raffaele Tovino, segretario Generale del Sindacato Lavoratori Europei sui prossimi referendum
Nel nostro Paese si è parlato tanto di lavoro. Ma troppo spesso, chi lavora è rimasto inascoltato.
Questo referendum è un’opportunità concreta per riportare al centro la voce di milioni di persone che ogni giorno tengono in piedi servizi, fabbriche, uffici, scuole, ospedali. Una voce che chiede rispetto, tutele e dignità.
Come Segretario del S.L.E., il nostro Sindacato Lavoro e Equità, invito tutte e tutti a votare SÌ ai cinque quesiti referendari sul lavoro. Lo faccio con convinzione, e con la responsabilità di chi conosce da vicino le difficoltà di chi lavora. Non si tratta di un voto contro qualcosa o qualcuno. È un voto per: per cambiare regole sbagliate, per rimettere giustizia dove oggi manca
Contratti a termine: la precarietà non può essere la regola
Il primo quesito riguarda i contratti a termine.
Oggi è possibile assumere senza una motivazione chiara. Questo ha portato a una precarietà diffusa, soprattutto tra i giovani.
Con il SÌ, si chiede di tornare a un principio semplice: se si assume a termine, ci deve essere una causa reale e verificabile. Il contratto stabile deve tornare a essere la regola, non l’eccezione.
Subappalti: basta catene che scaricano responsabilità
Il secondo quesito punta a fermare la liberalizzazione senza freni dei subappalti.
Sappiamo bene cosa significa: più passaggi, meno tutele. A rimetterci sono sempre gli ultimi anelli della catena.
Votare SÌ significa riportare ordine, trasparenza e responsabilità in un sistema dove oggi chi lavora spesso non sa nemmeno per chi lavora davvero.
Licenziamenti illegittimi: il reintegro è un diritto
Il terzo quesito riguarda un principio fondamentale: se vengo licenziato ingiustamente, devo poter tornare al mio posto.
Oggi questo diritto è stato fortemente limitato. Spesso, anche in caso di licenziamento senza giusta causa, si riceve solo un’indennità economica.
Ma il lavoro non è una merce da liquidare: è dignità, identità, sicurezza personale.
Con il SÌ, chiediamo di ripristinare il diritto al reintegro per chi subisce un licenziamento illegittimo.
Tutele nelle piccole imprese: uguaglianza per tutti
Il quarto quesito interviene su un’altra disparità evidente.
Nelle aziende con meno di 15 dipendenti, chi viene licenziato per motivi discriminatori non ha le stesse tutele di chi lavora in imprese più grandi.
È inaccettabile. I diritti devono valere per tutte e tutti, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda. Il SÌ vuole rimuovere questa ingiustizia.
Appalti: la responsabilità non può sparire
Infine, il quinto quesito punta a ristabilire la responsabilità solidale negli appalti.
Oggi può accadere che il lavoratore resti senza salario o contributi, perché l’azienda appaltatrice è sparita. E quella principale non ha più obblighi.
Con il SÌ, si torna a dire che chi affida un lavoro è sempre responsabile insieme a chi lo esegue.
È una forma minima di tutela, ma fondamentale.
Il senso profondo di questo referendum
Non ci illudiamo che un referendum da solo possa risolvere tutti i problemi.
Ma può aprire una strada. Può dare un segnale chiaro: i lavoratori non accettano più che i loro diritti vengano calpestati nel nome della “flessibilità” o della “competitività”.
Il Sì non è uno slogan. È una scelta di coerenza.
Con questo voto, possiamo contribuire a cambiare regole sbagliate. Possiamo dare più forza alla contrattazione collettiva. Possiamo riaprire un dibattito serio sulla dignità del lavoro.
Noi, come S.L.E., ci siamo. Al fianco di chi lavora. Sempre.
Il 𝐒Ì è una parola semplice, ma forte.
È la voce di chi non vuole più subire.
È tempo di dirla, con coraggio e responsabilità.
Raffaele Tovino