Le due Italie del lavoro


Gli ultimi dati Istat sull'occupazione inchiodano il Mezzogiono ben 21 punti sotto il Nord. Ma persiste anche un enorme divario di genere: lavorano il 53% delle donne e il 70% degli uomini

Ci sono sempre più due Italie del lavoro. Nel Mezzogiorno, l‘occupazione si ferma al 48,2%, ben 21 punti in meno rispetto al Nord dove è al 69,4%. Ma non solo: le donne che lavorano sono il 53,4% contro il 70,8% degli uomini. Lo si evince dai dati Istat del quarto trimestre 2023 sebbene si chiuda con un bilancio positivo.

Gli occupati, infatti, sono aumentati di 481 mila unità (+2,1%) arrivando a toccare quota 23 milioni e 580 mila. I disoccupati, invece, sono scesi di 81 mila unità (-4%), sotto la soglia dei 2 milioni. Il tutto, mentre si sono registrati 468 mila inattivi in meno.

In questo modo, il tasso di occupazione è salito al 61,5% (+1,3 punti percentuali in un anno) e la disoccupazione è scesa al 7,7% (-0,4 punti).

“Al di là dei numeri, le difficoltà permangono – ha commentato la ministra del Lavoro, Marina Calderone – Ma i nuovi dati dell’Istat ci confortano nella direzione intrapresa da questo governo a favore di lavoratori e imprese”.

Se i dati generali sono positivi, come accennato, analizzando in dettaglio i dati del mercato del lavoro, emergono forti squilibri sia tra le varie aree del Paese che di genere.

A livello territoriale, il Mezzogiorno che pure nel 2023 ha mostrato l’aumento più consistente del tasso di occupazione (+1,6 punti sul 2022, arrivando al 48,2%), resta staccato di ben 21 punti dal Nord. Il Settentrione, a sua volta, ha messo a segno una crescita di 1,3 punti toccando il 69,4% mentre il Centro è al 65,9% (+1,1 punti).

Il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (14%) è circa tre volte quello del Nord (4,6%) col Centro sopra al 6.

Ma non è ancora tutto: il divario, fortissimo, riguarda anche le donne il cui tasso di occupazione a livello nazionale si ferma al 53,4% (ed al Sud crolla al 37,2) contro il 70,8% degli uomini. I casi di scuola, a tal proposito, si rintracciano a Verona e Messina: nella città scaligera, c’è un tasso di occupazione femminile del 70,1%. Sullo Stretto, invece, del 29,7%.

Altro dato dissonante è quello che riguarda i Neet, i giovani che non studiano e non cercano lavoro: essi restano sopra quota 2,1 milioni, anche se nel 2023 sono diminuiti per il terzo anno consecutivo (-468 mila, -3,6%).

Di positivo invece c’è il fatto che la crescita dell’occupazione l’anno passato ha interessato soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato, con 491 mila unità in più (+3,3%) e gli indipendenti (+62 mila, +1,3%) tornati sopra i 5 milioni (dato Confesercenti). Questo, mentre risultano in calo le forme di lavoro più precarie come i dipendenti a termine, con 73 mila unità in meno (-2,4%). In particolare, nel quarto trimestre 2023, gli occupati rispetto al trimestre precedente sono aumentati di 144 mila unità a seguito della crescita dei tempi indeterminati (+145 mila) e della sostanziale stabilità di dipendenti a termine e indipendenti.

A trainare la crescita degli occupati, per effetto della situazione demografica, sono soprattutto gli over 50 il cui tasso di occupazione è cresciuto a quasi il doppio della velocità delle altre classi d’età (+2 punti contro +1,2).

Ma in Italia come si trova il lavoro? L’Istat segnala anche questo: lo si fa usando i canali informali. La quota di chi si rivolge a parenti, amici e conoscenti, nel 2023, è aumentata raggiungendo il 76,6% (+1,2 punti).





Raffaele Tovino

Il Mondo del Lavoro