Salviamo la sanità d'eccellenza
Chi ha detto che per curarsi bene bisogna rivolgersi necessariamente alle strutture sanitarie del Nord?
Chi ha detto che i medici formatisi da Roma in su o all'estero sono più affidabili? E chi ha detto che negli ospedali del Sud manca l'organizzazione indispensabile per garantire un'adeguata assistenza ai pazienti? Chiedo scusa ai lettori se, nello spazio concessomi, parlerò di una vicenda personale. Ma si tratta di una vicenda tanto personale da divenire universale, cioè tale da accomunare tutti i potenziali utenti del servizio sanitario nazionale, in particolare pugliese. Ed è sulla base di questa esperienza che rispondo con convinzione ai tre interrogativi coni quali ho aperto al mio intervento: al Sud, inclusa Bari, esiste una sanità eccellente che attende solo di essere conosciuta, apprezzata, valorizzata Quest'anno le mie vacanze si sono ben presto trasformate in un'odissea Colpa di cuore e arterie che, trascurati da un bel po' di tempo, hanno deciso di giocarmi un brutto scherzo proprio in quei pochi giorni dedicati al relax e alla famiglia. E così dalla spiaggia di Polignano mi sono ritrovato, per due volte in pochi giorni, in una stanza dell'ospedale "Di Venere".
Qui sono stato sottoposto a interventi salvavita, dunque particolarmente delicati, eseguiti magistralmente da Francesco Cassano, giovane e brillante cardiochirurgo nato, laureato e specializzato a Bari. E sempre al "Di Venere" ho affrontato una degenza che mi ha dato la sensazione di trovarmi in una clinica svizzera più che in uno dei tanto bistrattati ospedali del Sud. Merito del personale coordinato da Massimo Vincenzo Bonfantino, valente primario formatosi tra Bari, Foggia e Casamassima. Che cosa voglio dire con questo? Non solo ringraziare i medici e paramedici che mi hanno salvato la vita, ma anche e soprattutto sottolineare come al Sud si possano trovare strutture sanitarie di livello pari se non addirittura superiore — a quelle del Nord: autentiche eccellenze che, però, vanno valorizzate. Bene hanno fatto la Regione Puglia e l'Asl di Bari, dunque, a finanziare un intervento di restyling da quasi sette milioni di euro che dovrebbe rendere il "Di Venere" ancora più moderno, innovativo e confortevole. Ampliare i reparti e gli ambulatori, acquistare nuovi arredi e attrezzature tecnologicamente avanzate, realizzare parcheggi e mense significa mettere il personale di un ospedale di frontiera in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro dando ulteriore prova della propria abilità e del proprio spirito di sacrificio.
Già, sacrificio. Perché i medici e gli infermieri degli ospedali pugliesi, al pari di quelli di molte altre località del Sud, devono fare quotidianamente i conti con croniche carenze di personale che li costringono a un autentico super-lavoro. Rinforzare gli organici è assolutamente indispensabile, così come fare chiarezza sugli interventi da finanziare attraverso il Pnrr. Dopo la rimodulazione sostenuta dal ministro Raffaele Fitto, non si sa quante delle 121 case di comunità e quanti dei 36 ospedali di comunità programmati in Puglia saranno finanziati. E non bastano le rassicurazioni dello stesso ministro, secondo il quale tutto ciò che, alla luce della rimodulazione, non sarà finanziato col Pnrr, sarà poi garantito con fondi statali a più lunga scadenza. Nel riparto dei Fondi di sviluppo e coesione, infatti, alla Puglia sembrano destinati 160 milioni in meno del previsto.
E allora non possono non concludere questo mio intervento con un appello al Governo: non sottragga alla Puglia e al resto del Sud le risorse indispensabili per rafforzare una sanità che definire eroica è forse riduttivo.
Raffaele Tovino